Connotazione

La parola connotazione indica i significati che vengono attribuiti ad una parola insieme al suo significato basilare. Si tratta dunque di un insieme di attributi stilistici ed affettivi (sfumature peggiorative, migliorative o anche eufemistiche)[1]

Per fare un esempio si può distinguere, nella parola volpe, tra due piani:

  • denotazione: si tratta del senso proprio del termine, come si può trovare in un testo descrittivo, dunque un mammifero carnivoro caratterizzato da determinate proprietà (Vulpes vulpes).
  • connotazione: si tratta dei sensi figurati legati al termine: la parola ha connotati di furbizia, che a seconda del contesto possono essere positivi o negativi, spesso legati alla coscienza popolare e letteraria di una o più comunità linguistiche

Secondo John Stuart Mill, una parola va considerata come connotativa se indica, oltre ad un oggetto, anche le sue proprietà, mentre non lo è se si limita a indicare il solo oggetto oppure soltanto una proprietà.[2]

La stessa parola o parole simili possono avere una connotazione diversa a seconda del luogo o della lingua. Ad esempio, la parola Polacke ha una connotazione negativa in tedesco; la parola neutrale sarebbe Pole (cittadino della Polonia); simili considerazioni valgono anche per altre lingue, mentre in italiano il termine polacco non è legato a particolari connotazioni (polak e polka sono del resto i nomi con cui gli abitanti della Polonia chiamano se stessi).

  1. ^ Sulla storia del concetto e le sue origini nella filosofia medievale vedere Beatriz Garza-Cuarön, Connotation and Meaning, Berlino, Mouton de Gruyter, 1991, Parte primaː "On the Origins of the Problem", pp. 7-115.
  2. ^ John Lyons, Semantics, Cambridge, Cambridge University Press, 1977; trad. it. Manuale di semantica, Roma-Bari, Laterza, 1980, vol. I.

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